Circolo Didattico "CROSIA-MIRTO" (CS)

 

Circolo Didattico Statale – Crosia Mirto

Classi 5A – 5B Via del Sole

I 150 anni dell’Unità d’Italia

L'inno di Mameli

Presentazione

Buon compleanno Italia: oggi compi 150 anni. Nel 1861 nasceva una nazione unita: il Regno d’Italia. Vittorio Emanuele II veniva proclamato Re d’Italia. Per la prima volta dopo secoli di divisioni e conquiste la Penisola, allora abitata da 22 milioni di persone circa, diventava uno Stato Nazione. In tanti hanno lottato per costruirla ... continuiamo a renderla sempre più forte e unita.

Oggi in tutto il Paese la festa cui ha dato avvio il Presidente Giorgio Napolitano: “Voglio veramente inviare l’augurio più affettuoso a tutte le italiane e gli italiani di ogni età, di ogni condizione sociale e di ogni idea politica che festeggiano insieme questo nostro grande compleanno” ha detto il Capo dello Stato.

Attraverso la nostra manifestazione abbiamo cercato di capirci qualcosa su questo argomento così importante per la nostra identità  e per le nostre radici, studiando uno dei simboli più belli della nostra Italia: l’Inno “Fratelli d’Italia”.

Il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Inno di Mameli o anche Fratelli d'Italia dal suo verso introduttivo, è di fatto utilizzato come inno nazionale, ma nessuna norma di legge lo prevede come tale.

Storia

Nel Risorgimento

Nell'autunno del 1847, Goffredo Mameli scrisse il testo de Il Canto degli Italiani. Dopo aver scartato l'idea di adattarlo a musiche già esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che scrisse di getto la musica, cosicché l'inno poté debuttare il 10 dicembre, quando sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina fu presentato ai cittadini genovesi e a vari patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli austriaci suonato dalla Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo, allora banda municipale di Sestri Ponente "Casimiro Corradi".

Era un momento di grande eccitazione: mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell'aria: era stata abolita una legge che vietava assembramenti di più di dieci persone, così ben 30.000 persone ascoltarono l'inno e l'impararono; nel frattempo Nino Bixio sulle montagne organizzava i falò della notte dell'Appennino. Dopo pochi giorni, tutti conoscevano l'inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione (più o meno pacifica). Durante le Cinque giornate di Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il Canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.

Gli inni patriottici come l'inno di Mameli (sicuramente il più importante) furono un importante strumento di propaganda degli ideali del Risorgimento e di incitamento all'insurrezione, che contribuì significativamente alla svolta storica che portò all'emanazione dello Statuto albertino, ed all'impegno del re nel rischioso progetto di riunificazione nazionale.

Quando l'inno si diffuse, le autorità cercarono di vietarlo, considerandolo eversivo (per via dell'ispirazione repubblicana e anti-monarchica del suo autore); visto il totale fallimento, tentarono di censurare almeno l'ultima parte, estremamente dura con gli Austriaci, al tempo ancora formalmente alleati, ma neppure in questo si ebbe successo.

Dopo la dichiarazione di guerra all'Austria, persino le bande militari lo suonarono senza posa, tanto che il Re fu costretto a ritirare ogni censura del testo, così come abrogò l'articolo dello Statuto albertino secondo cui l'unica bandiera del regno doveva essere la coccarda azzurra, rinunciando agli inutili tentativi di reprimere l'uso del tricolore verde, bianco e rosso, anch'esso impostosi come simbolo patriottico dopo essere stato adottato clandestinamente nel 1831 come simbolo della Giovine Italia.

In seguito fu proprio intonando l'inno di Mameli che Garibaldi, con i "Mille", intraprese la conquista dell'Italia meridionale e la riunificazione nazionale.

Mameli era già morto, ma le parole del suo inno, che invocava un'Italia unita, erano più vive che mai. Anche l'ultima tappa di questo processo, la presa di Roma del 1870, fu accompagnata da cori che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri.

Anche più tardi, per tutta la fine dell'Ottocento e oltre, Fratelli d'Italia rimase molto popolare come in occasione della guerra libica del 1911-12, che lo vide ancora una volta il più importante rappresentante di una nutrita serie di canti patriottici vecchi e nuovi. Lo stesso accadde durante la prima guerra mondiale: l'irredentismo che la caratterizzava, l'obiettivo di completare la riunificazione, trovò facilmente ancora una volta un simbolo nel Canto degli italiani.

Sotto il fascismo

Dopo la marcia su Roma, assunsero grande importanza, oltre all'inno ufficiale del regno che era sempre la Marcia Reale, i canti più prettamente fascisti, che pur non essendo degli inni ufficiali erano diffusi e pubblicizzati molto capillarmente. I canti risorgimentali furono comunque incoraggiati, tranne quelli "sovversivi" di stampo anarchico o socialista come l'Inno dei lavoratori o L'Internazionale, oltre a quelli di popoli stranieri non simpatizzanti col fascismo, come La Marsigliese. Anche gli altri canti furono rinvigoriti, e a esempio La canzone del Piave veniva cantato nell'anniversario della vittoria, il 4 novembre. Furono istituiti il Sindacato nazionale fascista dei musicisti, con ampie competenze a livello nazionale, da cui dipendeva il Fondo nazionale di assistenza, ed infine nacque la Corporazione dello spettacolo, posta sotto la giurisdizione del Ministro delle Corporazioni. Queste erano le principali strutture che governavano la vita musicale italiana. Il fascismo giunse a governare le attività di tutte le istituzioni musicali, dalle scuole ai conservatori, ai teatri, ai festival ed ai concorsi. La politica fascista non modificò i programmi di istruzione scolastica e professionale dei musicisti. Spesso l'inno di Mameli viene erroneamente indicato come l'inno nazionale della Repubblica Sociale Italiana. Tuttavia è documentata la mancanza di un inno nazionale ufficiale; nelle cerimonie veniva cantato l'inno di Mameli oppure Giovinezza.

Nell'Italia repubblicana

Nella seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 l'inno di Mameli e molti altri vecchi canti assieme a quelli nuovi dei partigiani risuonarono per tutta Italia (anche al Nord, dove erano trasmessi dalla radio) dando coraggio agli italiani. In questo periodo di transizione, sapendo che la monarchia sarebbe stata messa in discussione e che la Marcia Reale sarebbe stata perciò provocatoria, il governo adottò provvisoriamente come inno nazionale La canzone del Piave. Nel 1945, dopo la fine della guerra, a Londra Toscanini diresse l'esecuzione dell'Inno delle nazioni, composto da Verdi e comprendente anche l'inno di Mameli, che vide così riconosciuta l'importanza che gli spettava.

Nel Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, il Ministro della Guerra Cipriano Facchinetti comunicò che il giuramento delle Forze Armate sarebbe stato effettuato il 4 novembre e che, quale inno, si sarebbe adottato l'inno di Mameli. Dichiarò, altresì, che si sarebbe proposto uno schema di decreto per stabilire che provvisoriamente l'inno di Mameli sarebbe stato considerato l'inno nazionale. Tale schema di decreto, però, non vide mai la luce. La Costituzione sancì l'uso del tricolore come bandiera nazionale, ma non stabilì quale sarebbe stato l'inno, e nemmeno il simbolo della Repubblica, che essendo fallito il primo concorso dell'ottobre 1946 fu scelto solo con il decreto legislativo del 5 maggio 1948 in seguito a un secondo concorso cui parteciparono 197 loghi di 96 artisti e specialisti, dei quali risultò vincitore Paolo Paschetto, col suo noto emblema.

Per molti decenni si è dibattuto a livello politico e parlamentare circa la necessità di rendere Fratelli d'Italia l'inno ufficiale della Repubblica Italiana, ma senza che si arrivasse mai all'approvazione di una legge o di una modifica costituzionale che sancisse lo stato di fatto riconosciuto peraltro anche in tutte le sedi istituzionali.

Nel 2006 è stato discusso nella Commissione affari costituzionali del Senato un disegno di legge che prevede l'adozione di un disciplinare circa il testo, la musica e le modalità di esecuzione dell'inno Fratelli d'Italia. Lo stesso anno, con la nuova legislatura, è stato presentato al Senato un disegno di legge costituzionale che prevede la modifica dell'art.12 della Costituzione italiana con l'aggiunta del comma «L'inno della Repubblica è Fratelli d'Italia». Nel 2008, altre iniziative analoghe sono state adottate in sede parlamentare.