Circolo Didattico "CROSIA-MIRTO" (CS)

RACCONTA UN'ESPERIENZA

Raccolta di testi liberi scritti dai bambini della Scuola Primaria,
Classi 3A-B di Via del Sole

a.s. 2008/09

UN RICORDO DELL'ESTATE

Ero andato al mare, mi buttai in acqua alle 4.00 del pomeriggio e aspettavo di fare amicizia con qualcuno.
Alle 5.00 ho fatto amicizia con un bambino: andiamo a prendere i pesci per mangiare. Ne prendiamo 20 grandi, 10 sono i miei e 10 sono suoi.
Ci divertiamo tantissimo, ma mai così tanto, perchè il mare era pieno di pesci colorati e bellissimi che nuotavano velocissimi.
C'era vento forte e quando il sole tramontava giocavamo con le bocce grandi. Mio padre chiudeva l'ombrellone perchè non c'era più il sole e non si vedeva più, ma noi continuavamo a giocare, io avevo 5 punti e lui, il mio amico, 10.
Volevo arrivare a 20 perchè mi piaceva tanto, ma lui ho voluto finire, così ci salutiamo ed io entro in macchina.

Max

LA MATTINA PRIMA DI ANDARE A SCUOLA

Ogni mattina alle sette mia mamma urla sempre quando sto dormendo: - "Azate, sbrigate, movate, che fai tardi a scuola" - però io faccio finta di non sentirla e me ne sto nel letto.
Quando esco dal talamo e vado in cucina trovo sempre la colazione sul tavolo e mio fratello che guarda la tv che abbiamo comprato due mesi fa .
Io mangio sempre biscotti con il latte e quando ho finito vado in bagno.
Vado nella mia stanza, mi cambio i vestiti e mi aggiusto lo zaino con tutti i libri che mi servono.
Guardo un pochino i cartoni fin quando mia mamma non suona al citofono e scendo subito.
Gli amici di mio fratello Serafino, che si chiamano Cataldo e Agostino vengono sempre a prenderlo per andare alle medie a piedi, però alcune volte non lo aspettano.
Scendo sotto e trovo sempre mia mamma e mio papà che tolgono il pane dal forno.
Se vado con mio padre a scuola arrivo tardi invece con mia mamma presto, però vado con lui (mio padre).
Esco dalla macchina cammino un po' e suona la campanella. Finalmente posso entrare a scuola.

Gennaro

HO FATTO UN VIAGGIO

Io sono partito dalla Terra perchè ero curioso di scoprire cosa c'era sugli altri pianeti e ho potuto portare nella valigia solo tre oggetti perchè era molto piccola. Portai con me: acqua per bere perchè non sapevo se sul pianeta "Ovetto" ci fosse da dissetarsi, una bandiera dell'Italia per fare riconoscere agli esseri viventi dell'altra galassia che sono italiano e non parlavo la loro lingua e un binocolo per osservare il mio pianeta da laggiù. Partii con una navicella spaziale e mi trovai lì dopo qualche mese di viaggio.
Quel paesaggio aveva il terreno che a ogni chilometro cambiava colore, c'erano alberi molto alti più o meno ottocento metri e non c'erano case e macchine, tutto il percorso si doveva fare a piedi. Camminando, con il binocolo ho visto tantissimi mondi.
Dopo incontrai finalmente una persona, anzi meglio dire mostro perchè era spaventoso. Lui mi domandò: - Comes tis chiamis? Io pensai: - Parla italiano solo che tutte le parole finivano con esse, allora gli risposi: - Io mis chiamos Marcos es tus? L'essere rispose: - Ios Qughvlos. Ci salutammo e ce ne andammo tutti e due per la nostra strada.
Mi sono diretto ad est di Ovetto e lì, invece, sembrava la città di New York. Mentre mi dirigevo in quella zona mi venne sete e per fortun a mi ero portato l'acqua perchè non c'era un liquido potabile. Sono arrivato e c'erano: parcogiochi, prati per giocare a calcio gratis.... Non ho avuto tempo di divertirmi perchè stava finendo la bevanda più importante.
Sono salito sulla mia navicella, mentre partivo ho detto al pianeta: - Addio! Sei stato il mondo più bello che io abbia mai visitato nella mia vita!
Io penso che è stato il più bel viaggio che abbia mai vissuto e sto pensando ancora a quei giorni...

Marco

UN PIANETA LONTANO

Un giorno ho deciso di andare su un altro pianeta perché io avevo un problema alle orecchie.
Mi avevano detto che c'era un dottore che poteva curarmi, ma potevo andare solo io perché nella navicella c'era un posto solo. Il venditore aveva detto che potevo mettere nella valigia tre cose, cioè, il mio microfono, perché così mi potevo sfogare cantando; un cannocchiale per vedere se arrivava qualcuno e anche una sciarpa in caso facesse freddo.
Sono scesa e ho visto che c'erano tutti animaletti rosa e verdi, avevano denti aguzzi e volavano.
Il dottore era molto brutto, aveva il naso lungo e due orecchie che sembrava un elefante, mi ha messo sopra una macchina volante e mi ha fatto fare il giro della stanza 5 volte poi mi ha fermata e mi ha messo dentro le orecchie due cucchiai.
Mi ha dato delle medicine rosa che andavano messe sulle orecchie.
Sono uscita e nevicava, meno male che avevo portato la sciarpa.
Sono andata in camera e mi sono messa a cantare, ma devo dire che era meglio la vita sulla Terra.
Infine sono salita sulla navicella e me ne sono andata. Ero un po' dispiaciuta, mi sarebbe molto mancato quel pianeta ma di una cosa ero contenta: di tornare sulla Terra perché le cose tornavano alla normalità.

Maria Grazia

Una casa da 300 miliardi di euro

Un giorno decisi di fare un viaggio su un pianeta lontano e sconosciuto perché ero molto curioso di vedere se c'erano alieni. Portai tre oggetti : una bandiera dell'Italia per far riconoscere che ero di un altro paese, un block notes per descrivere come era quel pianeta e una macchina fotografica per farlo poi vedere a scuola o ai miei amici.
Allora partii con l'astronave accogliente come una nave da crociera. Dopo quattro settimane arrivai, ma appena scesi mi pentii perché era tutto microscopico. Mi comprai una casa che costava trecento miliardi di euro, però, quando entrai,vidi che era stupenda: aveva robot tuttofare, servizi in camera, televisore a schermo piatto con tutti i decoder più belli, mattoni di oro, pareti d'argento, piscina con pulitore automatico, una stanza bellissima e trovai perfino la tv in bagno.
Mi accorsi allora del perché tutto costasse cosi tanto! Però c'era un problema: io non sapevo parlare il Cucù bambese e poi dato che ero un appassionato di fumetti non sapevo dove fosse l'edicola.
Dopo un po' feci amicizia con una persona che sapeva parlare l'italiano e diventammo amici. Lui mi indicò tutte le vie; giocavamo, scherzavamo e qualche volta litigavamo un po', ma poi le cose si aggiustavano sempre.
Allora andai in gita con lui, però prima di andare lasciai la bandiera davanti alla casa. Mi ricordai che avevo la macchina e fotografai i musei di storia e presi appunti su tutto ciò che era successo su quel pianeta tanti anni fa, cosi l'avrei fatto sapere ai miei compagni.

DOMENICO