Circolo Didattico "CROSIA-MIRTO" (CS)

Recital
SAN FRANCESCO INVENTA IL PRESEPE

Scuola Primaria "Via del Sole" classi 5A-B

17 dicembre 2010

Chiesa San Giovanni Battista - Mirto

La storia del Presepe di San Francesco d’Assisi

 La tradizione del presepio, tipicamente italiana, si ripropone nelle nostre case ogni anno a Natale, come segno di rinnovata accoglienza di Gesù Bambino e come ricordo della notte santa di Betlemme, quando il Figlio di Dio nacque sulla terra, in una povera grotta. È una tradizione, come molti sanno, nata molti secoli fa ad opera di san Francesco d'Assisi, che volle organizzare una rappresentazione della nascita di Gesù a Greccio, un piccolo paese della valle di Rieti, insieme a tutti gli abitanti del posto.Un artistico agglomerato di piccole costruzioni, una sull’altra, ancorate sulla roccia a strapiombo, incastonate nella fitta e rigogliosa boscaglia del monte sovrastante. Così si legge nelle cronache del 1200: San Francesco realizzò il primo presepe al mondo.

CANTO: NELLA VALLE SANTA

Francesco era famoso in tutta la cristianità per la vita che conduceva, e molti giovani avevano lasciato beni e professione per seguirlo nel suo ideale di povertà. Egli parlava del Vangelo con tale entusiasmo che la gente e persino gli uccelli lo ascoltavano attenti. Francesco meditava continuamente le parole del Signore Gesù e non perdeva mai di vista le sue opere. Soprattutto l'umiltà di lui che si era fatto uomo e l'infinita carità della Passione gli erano impresse nella mente e nel cuore. Nell’anno 1210 era stato a Roma da papa Onorio III e gli aveva chiesto l’approvazione della sua Regola di vita con i fratelli, in povertà assoluta, predicando il Vangelo nella semplicità. Qualche anno dopo - era il 1219 -  egli, “armato” solo del perdono e della parola di Gesù, partì crociato in oriente. Fu ricevuto dal sultano al-Malik- al-Kamil e poté visitare in pace i luoghi santi della vita del Signore. Il ricordo più intenso di questo viaggio fu la visita all’umile grotta di Betlemme ove il Signore volle nascere.

 CANTO: RICCO DI POVERTA’

Tornato in Italia, un giorno incontrò un nobiluomo di nome Giovanni che gli chiese cosa doveva fare per seguire le vie del Signore. Giovanni gli era molto caro perché, pur essendo nobile ed onorato, stimava la nobiltà dell'animo assai più di quella che, senza merito, viene comunemente apprezzata dal mondo. Francesco gli disse di prepararsi ad accogliere Gesù nel suo cuore e preparare il Natale. Poi arrivò dicembre… Circa due settimane prima della festa della Natività, Francesco chiamò a sé quest'uomo e gli disse: Vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù?  Ebbene, precedimi e prepara quanto ti dico, perché vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, in modo che si possa vedere con i propri occhi i disagi in cui si venne a trovare per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno tra un bue e un asinello... Allora,  per dare concretezza alla celebrazione della nascita del Bambino di Betlemme, gli chiese di ricostruire il luogo della natività in una grotta usata come stalla, di portarci del fieno e di condurci un bove e un asino.. L'amico fu entusiasta dell'idea: Francesco non aveva terminato di illustrargliela, che quell'uomo fedele e pio già si muoveva per preparare nel luogo stabilito tutto l'occorrente, secondo il progetto esposto con tanto calore dal santo.

CANTO: PRIMO PRESEPE

E giunge il giorno della festa: la notte di Natale del 1223. Molti pastori e contadini, artigiani e povera gente si avviarono verso la grotta che Giovanni da Greccio aveva preparato per Francesco. Per l'occasione sono stati fatti venire molti frati da fuori. Uomini e donne arrivano festanti dai casolari sparsi nella zona circostante; portano ceri e fiaccole per illuminare la notte, che ricorda quella in cui la luce splendente della stella si accese nel cielo per illuminare tutti i giorni e tutti i tempi. Alcuni avevano portato doni per farne omaggio al Bambino e dividerli con i più poveri. Finalmente arriva Francesco. Dà un'occhiata e vede che tutto è predisposto secondo le sue direttive. La greppia, il “praesepium” (che in latino significa “mangiatoia” ) è in ordine: è come la stalla nella quale Giuseppe e Maria trovarono riparo nel primo Natale della storia. San Francesco è raggiante di letizia. Nella scena commovente risplende la semplicità evangelica. Greccio è divenuta una nuova Betlemme. Tutt'intorno risuonano le voci: fra le rupi rimbalzano gli echi dei cori festosi. I frati cantano lodi al Signore e tutta la notte, chiara come fosse giorno, sussulta di gioia. Francesco è estatico di fronte al presepio e dice di volere celebrare un rito nuovo, più intenso e partecipato; per questo aveva chiesto il permesso al papa. Poi, su un altare improvvisato, il sacerdote celebra solennemente la Messa ed anche lui prova una consolazione che non aveva mai assaporato prima. Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali, perché è diacono (l'ordine immediatamente inferiore al prete) e, attorniato dai suoi frati, canta con voce sonora il Vangelo.

CANTO: QUELLA NOTTE DI NATALE

Stando davanti alla mangiatoia (al “presepio”), egli aveva il viso cosparso di lacrime, traboccante di gioia.  Poi parla al popolo e rievoca il neonato re povero e la piccola città di Betlemme.

CANTO: IL RE DEI RE E’ POVERO

Terminata la veglia solenne, ognuno torna a casa pieno di una gioia semplice e profonda mai conosciuta prima. Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse giumenti e altri animali. E davvero è avvenuto che giumenti e altri animali di quella regione, colpiti da malattie, mangiando quel fieno furono da esse liberati. Dall’anno 1228, quel luogo è stato consacrato al Signore e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinché, là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima e santificazione del corpo, la carne dell'Agnello Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi.

CANTO: DA GRECCIO NEL MONDO

Questa è la vera storia del presepe inventato per festeggiare il Natale.Volendo ricreare non solo l'atmosfera di Betlemme ma anche i disagi vissuti dal bambinello, con la partecipazione della popolazione, nacque il primo presepe vivente della storia. È più bello il Natale visto con gli occhi di San Francesco che fino all'estremo mise in pratica l'insegnamento cristiano, che intensamente amò quel Gesù povero tra i poveri, venuto al mondo per la salvezza di tutti gli uomini; il Natale da recuperare nel suo significato autentico, lontano dalle contaminazioni consumistiche di oggi, con il suo messaggio di pace, solidarietà, amore universale. La tradizione si è perpetuata nei secoli arrivando fino ai giorni nostri: numerosissime sono infatti in Italia e nel mondo le rievocazioni della Notte Santa e i primi presepi come li intendiamo noi, con le statuine, furono rappresentazioni sacre all'interno dei luoghi di culto. Il primo presepio con tutti i personaggi risale al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la natività e i Magi. Questo presepio è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Da quel momento in poi, fino al 1400, gli artisti modellano statue di legno o terracotta e i presepi cominciarono a diffondersi anche nelle case. Quest’attività artistica si sviluppò prevalentemente in Toscana, ma il presepio impiegò poco tempo a estendersi nel regno di Napoli e da lì in tutti gli Stati italiani. Fu il XVIII secolo ad essere il periodo in cui il presepe ebbe un ruolo fondamentale: Napoli in quel periodo era capitale del Regno Unito e centro di cultura, arte, filosofia, economia. Nonostante l'illuminismo dilagante, emerse l'arte del Presepe: la sua rappresentazione si è però molto scristianizzata e vede la presenza di personaggi estranei alla scena sacra. Nel corso del Novecento, a causa delle orribili guerre, l'attenzione per il presepe era molto diminuita. Negli ultimi tempi invece il presepe è stato riscoperto e rivalutato: è infatti divenuto di grande interesse per hobbysti, artigiani, collezionisti. I presepi di oggi si ispirano molto alla tendenza settecentesca: ci sono spesso infatti personaggi esterni come pastori e fabbri e ci si dedica anche alla cura di particolari quali laghetti, effetti di luce ed accessori. Certo è che di sale, di sabbia, di noci di cocco, di legno, di porcellana, di plastilina, di dolci, di cartapesta, di legno, oppure viventi o in miniatura, subacquei o ad alta quota, i presepi vengono allestiti in ogni dove, costituendo del Natale l’espressione più artistica e intima.

Natale nell’arte

Dalle origini del presepe alle miniature, dalle favole sceniche alle tradizioni locali delle statuine, è tutto un susseguirsi di immagini capaci di destare emozioni e suggestioni in un’atmosfera di soavità natalizia. Ma il centro del Natale nell’arte è nelle chiese, negli affreschi, nelle rappresentazioni della Natività, nella testimonianza di vari artisti che hanno dato all’evento dell’Incarnazione un’interpretazione nella loro storia e nella loro cultura. Fin dai primi secoli del cristianesi­mo cominciano a essere raffigurati episodi legati alla storia di Gesù, so­prattutto la sua nascita. Nelle varie opere ogni artista usa la sua cultura, fantasia e stile, che sono influenzati dal periodo storico in cui vive. Nell'arte, e in particolare nella pittura, i personaggi, compresi Maria, Giuseppe e Gesù, so­no spesso rappresentati come persone comuni dell'epoca degli artisti, con stili e atteggia­menti che non appartengono alla cultura del periodo in cui visse Gesù. Queste opere d'arte nel corso dei secoli, in epoche di diffuso analfabetismo, hanno avuto il compito di illustrare e avvicinare le varie popolazioni al cristianesimo. Da sempre emozionano lo spettatore e gli fanno sen­tire più vicini avvenimenti accaduti molti secoli fa. Il biblista Gianfranco Ravasi dice che la scena della Natività, il confluire dei pastori che avanzano verso la grotta, l’adorazione solenne dei Magi con il loro sontuoso insieme di doni, costituiscono per l’arte un vero e proprio alfabeto colorato della vita, della fede, della fiducia, dell’avvio di una storia segnata dalla pace tra Dio e l’umanità e degli uomini fra loro. I Vangeli dell’infanzia di Gesù che, da testo storico, letterario e teologico quali esso sono, si sono trasformati in pietra, in colore, in immagini.  Sono un messaggio di luce destinato a tutti, a credenti e a non credenti, così che ognuno, come era accaduto ai Magi, segua la sua stella.

BUON NATALE A TUTTI!